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12 Gennaio 2024PROF. GIOVANNI LODI - ITALIAN DENTAL JOURNAL 2011;6(5):11
Non era cattiva scienza, non si trattava di risultati basati su metodi approssimativi, né di conclusioni tratte da un campione troppo piccolo. La scoperta dell'associazione tra autismo e vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia era più semplicemente il risultato di una frode.
La storia inizia nel 1998 quando Lancet pubblica un articolo scritto da un chirurgo gastroenterologo londinese, Andrew Wakefield, in cui viene descritto un gruppo di undici bambini e una bambina affetti da disturbi intestinali e del comportamento (per lo più autistici), i cui sintomi sarebbero comparsi, secondo quanto riportato dai genitori, pochi giorni dopo la somministrazione del vaccino trivalente. Nell'articolo gli autori suggerivano che quella descritta fosse con ogni probabilità assumere le pillole una nuova sindrome e che potesse essere stata causata proprio dalla vaccinazione.
L'articolo riportava una cosiddetta case series (serie di casi), ovvero un tipo di studio molto in basso nella gerarchia della ricerca clinica, privo di un gruppo di controllo, che non è in grado di dimostrare alcunché in termini scientifici, in particolare per quanto riguarda le cause e i fattori di rischio delle malattie. Inoltre le condizioni descritte sono piuttosto comuni, tanto da poter essere contemporaneamente presenti nello stesso individuo anche per puro caso. Considerazioni che indussero alcuni dei revisori incaricati di valutare il valore dell'articolo, a sconsigliarne la pubblicazione. Eppure questo articolo così poco scientifico, grazie anche alla facile presa che una malattia grave e misteriosa come l'autismo ha sulla pubblica emotività, scatenò una tempesta mediatica capace di occupare per buona parte del decennio appena passato, le prime pagine dei quotidiani e i titoli dei telegiornali inglesi, coinvolgendo anche l'allora primo ministro Tony Blair che, rifiutandosi di rispondere alla domanda se il figlio neonato fosse stato vaccinato, contribuì a far crescere l'isteria anti-vaccino.
Un personaggio molto importante di questa storia è stato (fortunatamente) Brian Deer, giornalista del Sunday Times, quindi estraneo al mondo della ricerca medica e accademica, che in questi anni ha investigato con caparbietà sull'attività del dott. Wakefield e su come venne svolta la ricerca. Consultando documentazioni cliniche, intervistando i protagonisti della storia e confrontano i dati raccolti esaminando le cartelle cliniche con quanto scritto nell'articolo, ha messo insieme una trama lunga e complicata, riassunta nei tre articoli pubblicati lo scorso gennaio sul British Medical Journal (www.bmj.com). Grazie a questo lavoro oggi sappiamo che nessuno dei dodici casi è stato descritto accuratamente nel lavoro pubblicato su Lancet e che la storia relativa ai disturbi di tutti i piccoli pazienti è stata modificata in modo che meglio potesse sostenere le conclusioni a cui si voleva arrivare.
Anche la selezione dei pazienti si è rivelata diversa da quanto riportato dagli autori. Il dott. Wakefield collaborava (lautamente pagato) con uno studio legale che rappresentava gli interessi di un gruppo di genitori intenzionati a citare in giudizio i produttori del vaccino trivalente, perché convinti del legame con l'autismo. I dodici piccoli pazienti non erano quindi stati ammessi consecutivamente al Royal Free Hospital, ma rappresentavano un campione selezionato ad hoc, un po' come se invece di sparare ad un bersaglio, si sparasse contro un muro e si disegnasse intorno il bersaglio.
Il dott. Wakefield aveva altri conflitti d'interesse oltre alla relazione con quello studio legale. Come ci racconta Brian Deer, il chirurgo fin dalla prima conferenza stampa convocata per presentare l'articolo, dichiarò che probabilmente la somministrazione di tre vaccini separati sarebbe stata più sicura. Proprio il tipo di vaccino a cui avrebbe iniziato a lavorare la compagnia di cui vennero poste le basi due giorni dopo e che lo vedeva fra i fondatori.
Adesso, il dott. Wakefield è stato radiato dall'ordine dei medici inglese dopo la più lunga udienza disciplinare svolta al General Medical Council (217 giorni) e nel 2010 l'articolo è stato ritrattato da Lancet (immagine). Ma quali sono state le conseguenze di questa frode? Principalmente un'ingiustificata e prolungata paura nei confronti del vaccino trivalente. Come spiega Fiona Goodle, editor in chief di BMJ "[...] il danno per la salute pubblica continua [...]. Benché i tassi di vaccinazione nel Regno Unito siano risaliti dal minimo dell'80% raggiunto nel 2003-4, essi sono ancora al di sotto del 95% raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità [...]. Nel 2008, per la prima volta in 14 anni, il morbillo è stato dichiarato endemico in Inghilterra e Galles".
Nonostante le colpe dimostrate, buttare la croce addosso al solo dott. Wakefield è semplicistico e quindi non ci aiuta a capire cosa sia successo e perché. Ricercatori e co-autori, editor di riviste mediche e giornalisti, pazienti e familiari, lettori e spettatori, medici e politici, aziende e istituzioni. Ce n'è per tutti. Speriamo almeno che non si perda l'occasione per meditarci sopra, come individui e tra individui, come categorie e tra categorie.